Modi di dire romani
In questo articolo troverete modi di dire romani.
Quando ci si trova a dialogare con qualcuno che non parla il nostro stesso dialetto, ci risulta particolarmente difficile cercare di capire quelli che sono i loro modi di dire. E’ proprio per venire incontro a chi si trova a dover affrontare situazioni di questo tipo che abbiamo deciso di raccogliere in questo articolo i modi di dire di uno dei dialetti più simpatici del nostro Paese: quello romano o se preferite il “romanesco”
Naturalmente non dovrete preoccuparvi se non conoscete neanche una parola in questo dialetto perché, come nostro solito, accanto ad ogni frase abbiamo inserito la rispettiva traduzione in italiano.
Detto ciò, non ci resta che presentarvi la nostra raccolta di
Modi di dire romani o romaneschi
- Cercà cor lanternino = Cercare una cosa difficile da trovare.
- Tutt’a n botto, tutto de m’botto = All’improvviso.
- Avecce le fregne = Essere incavolato.
- Cascà come na pera cotta = Cadere come un sasso.
- Avecce la faccia com’er culo = Avere la faccia tosta.
- Datte na mossa = Sbrigati.
- Ja preso er ticchio de… = Ha preso la voglia di…
- Stà a ricasco de… = Vivere “sulle spalle” di…
- A caterve = In gran quantità.
- A furia de… = Continuando a…
- Annà a gattaccia = Andare a mignotte.
- Fijo de mignotta = Furbo.
- Aripijate = Controllati, evita di esagerare.
- Chìssene : Me ne impipo.
- Vecchio com’er cucco = Molto vecchio.
- Come er cacio sui maccheroni = È il perfetto abbinamento.
- Diga = Dica (Interiezione per chiamare qualcuno).
- Sbattere le brocchette = Aver freddo.
- Annà in puzza = Impermalosirsi.
- C’ho na zella! = Ho una jella!
- Stramazzasse dalle risate = Morire dal ridere.
- A cazzo de cane = In modo insensato.
- E quann’affitti = È una cosa lunga.
- Fà capoccella = Far capolino.
- Lindo e pinto = Ben vestito e pulito.
- Ma de che = Ma cosa vai dicendo.
- Er mejo fico der bigonzo = Il più bello.
- Mannaggia alli pescetti! = Accidenti!
- Stà in campana = Stare attenti.
- Manco a fallo apposta = Per un caso fortunato, per coincidenza.
- Famo a capisse = Intendiamoci.
- Nun me significa gnente = Non mi convince, non mi interessa.
- Manco pe gnente = Neanche per idea.
- M’arimbarza = Non mi fa né caldo né freddo.
- Se semo visti = Ciao.
- Esse de coccio = Essere testardo.
- Piove a zeffunno = Strapiove.
- Me sta a dà er pilotto = Mi sta tormentando.
- Datte na sverta = Sbrigati.
- Me ne stoppo = Me ne frego.
- Mettice na toppa = Esclamazione di approvazione.
- Na breccola de… = Un pochino di…
- ‘N culo ‘n culo = All’ultimo momento.
- Ndo cojo cojo = Senza accurata scelta, a caso.
- Nun ce cape = Non c’entra.
- Fa’ come l’antichi = E’ un’espressione di cui solitamente si usa solo la prima metà, essendo per esteso: ”fa’ come l’antichi, che magnaveno la còccia e buttaveno li fichi”. Stando a questo detto, gli antichi erano soliti mangiare la buccia (o còccia, in romanesco), gettando via la parte più pregiata del frutto. Viene sempre riferita a chi fa le cose in modo strampalato o controproducente.
- Sbatte le brocchette, le gnacchere = Avere freddo al punto di sbattere le ginocchia.
- Morisse de pizzichi = Annoiarsi mortalmente.
- Pijà d’aceto, pijà cicoria = Andare in collera a seguito di osservazioni o rimproveri ritenuti ingiusti.
- Consolasse coll’ajetto = Cercare di consolarsi, dopo una delusione, con soluzioni di poco conto. (Come ricorrere a curarsi dalle malattie con l’aglio).
- Avecce le fregne, le madonne, le paturnie, le buggere = Essere nervosi a causa di qualcosa di negativo già occorso e che rende molto suscettibili e scontrosi.
- Batte cassa = Testualmente chieder soldi, ma è usata per chi pretende la ragione, pur sapendo di aver torto.
- Agguantà cor sorcio in bocca = Cogliere qualcuno sul fatto.
- A dilla papale papale = Parlare senza peli sulla lingua, dimostrando autorità.
- A ciccio de sellero = Cosa capitata al momento giusto: il sellero (sedano) era un ortaggio abbastanza raro alla fine del cinquecento e veniva considerato un’autentica primizia.