Frasi sul Milan
E ritorniamo a parlare di sport. Più in particolare con la squadra più titolata del mondo (ok, la mia è una forzatura perché esiste una squadra africana più titolata; ma volete mettere i titoli di una squadra europea o sudamericana con una africana o asiatica?). Mi riferisco al Milan.
Una squadra che ha avuto tanta parte ha avuto nella storia del calcio. Al punto che il Milan di Sacchi concorre ed eccome nelle classifiche delle migliori squadre, nazionali comprese, all time.
Anche perché ha rivoluzionato il calcio, per tattica e qualità degli interpreti raramente s’è visto un undici del genere. A ogni buon conto ecco a voi le nostre
- Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari! (Herbert Kilpin, fondatore del Milan Footbal and Cricket Club)
- Lei è il meno adatto a protestare. Se fosse il presidente del Milan dipingerebbe la pelle dei giocatori di rosso e di nero per risparmiare le magliette la domenica.
- (Andrea Rizzoli a proposito dell’avarizia di Juan Alberto Schiaffino)
- Con l’arrivo di Capello il Milan vinse così tanto da annoiare persino i milanisti. (Carmelo Bene)
- Santità, mi lasci dire che lei assomiglia un po’ al mio Milan: tutti e due andiamo spesso in trasferta a portare nel mondo un’idea vincente. (Silvio Berlusconi a Papa Giovanni Paolo II)
- Il Milan di Sacchi era vertigine pura, che ti toglieva il respiro. Sono le cose che ti tolgono il respiro a restare sulla pelle. Equazione impossibile di estetica, grazia e armonia. Un miracolo anatomicamente perfetto, congiunzione di cuori, polmoni, fegato e fosforo. Non giocava contro le avversarie, giocava contro i propri limiti. Come Dio. (Giancarlo Dotto)
- Baresi II è dotato di uno stile unico, prepotente, imperioso, talora spietato. Si getta sul pallone come una belva: e se per un caso dannato non lo coglie, salvi il buon Dio chi ne è in possesso! Esce dopo un anticipo atteggiandosi a mosse di virile bellezza gladiatoria. Stacca bene, comanda meglio in regia: avanza in una sequenza di falcate non meno piacenti che energiche: avesse anche la legnata del gol, sarebbe il massimo mai visto sulla terra con il brasiliano Mauro, battitore libero del Santos e della nazionale brasiliana 1962 (Gianni Brera)
- “Rivera, Rivera, sempre e solo la stessa bandiera” (Coro per Gianni Rivera)
- Più che con le parole Franco Baresi va descritto con i fatti. E’ stato protagonista di una carriera infinita in cui è riuscito a togliersi le soddisfazioni più grandi. Non puoi restare nel calcio al altissimo livello per vent’anni, se non sei un grande uomo (Paolo Maldini)
- Scirea era più elegante. Non so se fosse, o sia, una qualità, ma non mi viene in mente una sua rudezza. Baresi, invece, di botte ne ha date. Ma come guida la difesa – e talvolta, addirittura la squadra – non la guida nessuno. Formidabile. (Gianni Agnelli)
- Il Milan è una religione (Massimo Bencivenga)
- Mi avvidi presto di due cose assai curiose. Prima di tutto, non c’era l’ombra dell’arbitro; in secondo luogo, col passar dei minuti, la squadra italiana avversaria andava sempre più ingrossandosi. Ogni tanto uno del pubblico, entusiasmato, entrava in giuoco, sicché ci trovammo presto a lottare contro una compagine formata da almeno venti giocatori. Ciò non ci impedì di vincere 5 a 0. (Herbert Kilpin, fondatore del Milan Footbal and Cricket Club)
- “Il Capitano, c’è solo il Capitano” è stato il coro che ha accompagnato Franco Baresi per quasi tutta la sua carriera.
- L’unico difetto che ha Maldini è di essere del Milan (Giacinto Facchetti)
- La sintesi perfetta della scuola dei grandi difensori italiani: Facchetti più Baresi più Scirea più Cabrini: un campione in provetta non sarebbe riuscito meglio (Enrico Currò su Paolo Maldini)
- Raccontano i giocatori del Real Madrid che i rivali del Milan non guardavano né loro né il pallone: guardavano solo Baresi. Così si rispetta un vero capo. Raccontano ancora che “ad ogni fuorigioco provocato gli scappava un sorriso”. (Jorge Valdano).
- Essere rossonero mi ha insegnato a essere uomo. (Josè Altafini)
- L’arte ha l’Urlo di Munch, il calcio quello di Galliani (Massimo Bencivenga)
- Il record del Milan, quello delle 58 partite senza sconfitte, vale di più, perché arrivò nel periodo delle cosiddette sette sorelle: il Parma vinceva la Coppa Uefa, la Lazio la Coppa delle coppe e in Europa tutte le italiane arrivavano fino in fondo. (Paolo Maldini, riferendosi alla stagione 1991-1993)
- Quando arrivai a Milano, all’età di cinque anni, mi fecero la fatidica domanda, uguale per tutti da venti generazioni: “Coppi o Bartali? Milan o Inter?”. Te la ponevano veloce: “CoppiBartali? MilanInter?”. Dovevi rispondere subito. Io dissi Milan senza respirare, senza riflettere, e senza rendermi conto che improvvisamente avevo acquisito… circa sei milioni di cugini (Teo Teocoli)
- Vado in giro sempre col mio telefonino, guardo e vedo il gol [mostrando il gol fantasma di Muntari contro la Juventus]. Ho sempre questa immagine per non dimenticare quello che è successo (Adriano Galliani)
- Ho un ricordo indelebile del Milan in calzoncini neri al Bernabeu e della torsione contro ogni legge, fisica e non, di Marco Van Basten. Quella sera il Diavolo divenne Poesia (Massimo Bencivenga)
- Il Milan li ha annientati con un gioco corretto e dignitoso senza mai insistere in una affermazione di superiorità che era fin troppo chiara ed evidente. (I giornali dopo la vittoria del Milan sull’Inter per 8 a 1 nel 1918)
- Van Basten colpì di testa, radente all’erba, lontanissimo dalla porta. Nessuno ci avrebbe provato, lui sì. La traiettoria che ne nacque non l’avrebbe capita nessuno, figuriamo Buyo. Somigliava a una palombella inspiegabile. Colpì la parte inferiore della traversa, carambolò appena sulla schiena di Buyo. Poi lentamente, oltrepassò la linea. Buyo tentò di allontanarla, lo fece tardi. Ciò nonostante Van Basten aspettò prima di esultare. Lo facemmo anche noi. Non ci credeva, non credevamo (Andrea Scanzi)
- Gunnar Gren era il “Professore”, Gunnar Nordahl il “Pompierone”, e Nils Liedholm la “Stella venuta dal nord”. I tre fuoriclasse svedesi formarono il fantastico trio Gre-No-Li, che nell’immediato dopoguerra portò il Milan ai più alti vertici di gioco e di risultati nel panorama calcistico italiano
- Diventai milanista perché da piccolo trovai un giorno per terra il portafoglio di mio nonno. Lo aprii e vidi le foto ingiallite di padre Pio e Gianni Rivera, che io non conoscevo, non sapevo chi fossero. Lo chiesi a mio nonno e lui mi spiegò: uno fa i miracoli, l’altro è un popolare frate pugliese (Diego Abatantuomo)
- La più grande squadra di ogni tempo è stata il Milan di Sacchi, ma soprattutto dei tre olandesi, di Baresi e Maldini, di Tassotti ed Ancelotti. Non si vedrà mai più una squadra così, più grande del Brasile di Pelè, dell’Olanda di Cruyff. (Carmelo Bene)
- Sacchi rivoluzionò il calcio mentalmente, oltre che tatticamente. Quel suo Milan aveva un suo gioco che doveva provare a imporre sempre e comunque, addirittura nelle partitelle settimanali. Perciò il Milan di Sacchi destò scalpore ed emozione giocando partite d’attacco anche al Bernabeu contro il Real Madrid. (Roberto Donadoni)
- Tuto quel che se movi su l’erba, daghe. Se xe la bala, pasiensa”. (Nereo Rocco)
- Del 4 a 0 con lo Steaua Bucarest ricordo soprattutto l’assenza. Non ci fu partita, mai. Il primo gol lo realizzò Gullit, il secondo Van Basten. Il terzo ancora Ruud, il quarto ancora Marco. Van Basten ricevette da Rijkaard, lasciò scorrere e girò di sinistro, battendo Lung. Quel quarto gol non lo vedemmo. Arrivò dopo cinquanta secondi del secondo tempo. Le immagini tornarono quando Pizzul già urlava. (Andrea Scanzi)
- Prima c’era il gioco del calcio, poi è arrivato il Milan. Da quel momento tutto è cambiato. (L’equipe, dopo la vittoria per 4 a 0 sullo Steaua)
- Si racconta che Marco Van Basten venne al Milano perché il Presidente Berlusconi, dopo trenta secondi di videocassetta, disse: “Okay, basta così, questo è un fenomeno”. (Andrea Scanzi)
- Marco Van Basten aveva un dono: era sempre bello. Gli riusciva tutto a dispetto di ogni impedimento. Di destro, di sinistro, di testa. Al volo, rasoterra, d’astuzia (mai di rapina). La caviglia gli impediva di allenarsi come gli altri, ma lui eccedeva. (Andrea Scanzi)