Frasi su Milano

frasi e aforismi su Milano E arriviamo oggi a parlare delle frasi su una città che rappresenta, per l’Italia, diverse capitali.

Parliamo oggi della Frasi su Milano.

Milano non è la capitale d’Italia, ma di certo ne incarna la capitale finanziaria, quella della moda, in parte quella tecnologica ed editoriale.
Milano è altresì la capitale italiana dell’Italia post-industriale.

Ne è talmente la capitale, della nuova Italia, che è stata scelta anche per l’Expo 2015, imperniato intorno a un tema attuale, e talmente scottante da essere quasi radioattivo, come il Cibo.
E così all’ombra della Madunina, condividere frasi, aforismi e citazioni su Milano, scambiarle su whatsapp, o su facebook, o via sms o via mail con gli amici, può risultare un gioco divertente.

Lungi dal voler essere esauriente ed esaustiva, ecco comunque a voi la nostra lista, con apertura del grande Stendhal (sì, quello della sindrome) che amava sommamente Milano.
Ma bando alle ciance, ecco a voi le nostre

Frasi su Milano

  • Arrigo Beyle, milanese – Non è una frase, ma l’inizio dell’epitaffio dello scrittore francese Stendhal, sepolto nel cimitero parigino di Montmartre.
  • A Milano gli affari si combinano con un colpo di telefono, a Palermo anche con un colpo di lupara.
  • A Milano ci sono due squadre: l’Inter e la primavera dell’Inter
  • A Milano tutto era regolato sul denaro. Nei bar dicevano “cappuccio”, per cappuccino, si risparmiava qualche sillaba.
  • Dio creò Milano poi, accortosi dell’errore, creò la nebbia
  • C’è della gente che parla male della nebbia di Milano. Io non conosco quella degli altri paesi, ma questa di Milano è una gran nebbia, simpatica, affettuosa, cordiale. Ti fascia tutto come una carezza.
  • Che differenza c’è tra Roma e Milano, a parte il fatto che lassù si lavora?
  • Prendete un problema di qualunque natura (politico, sociale, culturale, tecnico o altro) e datelo da risolvere a due italiani: uno milanese e l’altro siciliano. Dopo un giorno, il siciliano avrà dieci idee per risolvere questo problema, il milanese nemmeno una. Dopo due giorni, il siciliano avrà cento idee per risolvere questo problema, il milanese nessuna. Dopo tre giorni, il siciliano avrà mille idee per risolvere questo problema, e il milanese lo avrà già risolto.
  • Lassa pur ch’el mond el disa | ma Milan l’è un gran Milan | Pòrta Cicca e la Bovisa | che d’intorni pròpi san | e la nebbia che bellezza, | la va giò per i polmon.
  • Ma, dico, se i milanesi, a Milano, quando c’è la nebbia, non vedono, come si fa a vedere che c’è la nebbia a Milano?
  • Milano da bere, Milano da pere, amori interinali, poliziotti di quartiere.
  • Milano è un enorme conglomerato di eremiti.
  • Milano vive di eventi. Anzi, ne sopravvive. Sennò sarebbe più pigra di Napoli. Le servono per svegliarsi. Sono una sniffata di efficienza: le fiere, le Settimane della Moda, il Salone del Mobile… Gli immigrati arrivano a frotte perché fanno lavori che a noi italiani non interessano più, tipo appunto andare al Salone del Mobile
  • Milano sta vivendo un momento di oscurantismo, ma ne verrà fuori. Ci impiega poco a tornare grande: deve solo liberarsi dei politici che non capiscono la cultura ambrosiana o che l’hanno ripudiata
  • Milano ha delle zone belle, è bella con la nebbia, è un po’ una donna con la veletta. Milano non è più il centro nevralgico del jazz italiano di una volta. Eppure ci sono tanti musicisti che vengono da qui: ci vorrebbe più iniziativa da parte delle istituzioni, non dico più soldi, ma almeno la capacità di spenderli meglio.
  • L’unico luogo che forse potrei scambiare con Napoli è Milano, l’altra grande metropoli italiana
  • Milano non piace quasi a nessuno di quelli che ci vivono. Non amano il ritmo che li spinge sempre di corsa. Hanno problemi di stomaco per i panini alla piastra e i piattini di verdura. Non sopportano la puzza di piscio dei sottopassaggi, l’odore del vomito dei tossici, il lastricato di preservativi nelle viuzze, la moquette di cacche di cane. Sognano il verde e trovano solo qualche albero morente e i parchi strapieni di polizia pronta a dirti che non sta bene sedersi sulla poca erba a farti i cavoli tuoi. Sono disorientati dalla mancanza di punti di ritrovo, dalle poche piazze senza panchine, dagli stili architettonici accrocchiati, dalle case a forma di cubo, di ananas, di pigna, di finto rococò e finto gotico. Non capiscono che Milano non è una città, ma un grumo di lava che ha subito tutte le Furie. Che è sterile, come il deserto, e per starci bisogna essere attrezzati. Che non è adatta ai dilettanti. Per questo la amo.
  • Sì, Milano è proprio bella, amico mio, e credimi che qualche volta c’è proprio bisogno di una tenace volontà per resistere alle sue seduzioni, e restare al lavoro. Ma queste seduzioni sono fomite, eccitamento continuo al lavoro, sono l’aria respirabile perché viva la mente; ed il cuore, lungi dal farci torto non serve spesso che a rinvigorirla. Provasi davvero la febbre di fare; in mezzo a cotesta folla briosa, seducente, bella, che ti si aggira attorno, provi il bisogno d’isolarti, assai meglio di come se tu fossi in una solitaria campagna. E la solitudine ti è popolata da tutte le larve affascinanti che ti hanno sorriso per le vie e che son diventate patrimonio della tua mente.
  • So che è famosa per la moda e per il Milan. Conosco Franco Baresi, per esempio.
  • Non c’è proprio da scherzare: se vogliamo che l’Expo di Milano non sia un flop, è cruciale che Milano diventi gradualmente un polo di attrazione globale sul tema dell’alimentazione.
  • Stringo il culo con mille cazzi intorno: | questo è il clima a Milano, sembra il set di un film porno.
  • Sul marciapiede era ormai un misto di schifo e lastre di ghiaccio. Erano ventiquattro ore che non nevicava più ma il cielo prometteva bufere scandinave.
  • La città non riposava, comunque. Ubriachi di spirito controriformistico i milanesi sfidavano gli dei continuando ad andare al lavoro come fosse una qualsiasi giornata di primavera.
  • Tutt el mond a l’è paes | e semm d’accord | ma Milan l’è on gran Milan
  • Vorrei che Milano tornasse la città insorta del 1848, piena di virgulti e voglia di cambiamento, una Milano dove l’interesse privato e particolare venisse messo da parte per fare spazio al bene comune.
  • Una volta girovagavo nei desolati quartieri periferici e vagabondavo lungo i terrapieni delle ferrovie, affascinato dal pittoresco romantico di Porta Ticinese, dei canali. Adesso c’è la metropoli dei grattacieli, la city un po’ avveniristica, un po’ provinciale: un misto tra il risotto e l’acciaio, che mi diverte.