Frasi Arancia Meccanica

frasi e aforismi del film arancia meccanica Le frasi del film Arancia Meccanica.

Facciamo un gioco, chiedete agli amici appassionati film, oppure andate su un forum di cultori della decima musa e chiedete una top 10 di film più belli che hanno mai visto.

Fatto? Bene, sono pronto a scommettere che il film Arancia Meccanica è venuto in mente a molti. Perché si tratta di un fil bellissimo, con un messaggio molto forte.

Un film certamente non per tutti, disturbante direbbe qualche critico in cerca di parole a effetto, un film che fece discutere, che divise il pubblico, che mosse anche i partiti politici, ma che, nondimeno e senza ombra di dubbio, è uno dei capolavori del genio visionario e poliedrico che fu Stanley Kubrick.

E naturalmente un film è fatto anche di frasi. Andiamo un po’ a vedere le

Frasi del film Arancia Meccanica

  • Oh deliziosa delizia e incanto. Era piacere impiacentito e divenuto carne. Come piume di un raro metallo spumato, o come vino d’argento versato in nave spaziale. Addio forza di gravità, mentre slusciavo… quali visioni incantevoli! (Alexander DeLarge)
  • Stai attento. Stai bene attento, oh Dim, se della vita la continuazione a cuor ti sta. (Alexander DeLarge)
  • Una cosa che non mi era mai piaciuta era la vista di un vecchio sporco sbronzo, che abbaia canzonacce care ai suo padri e procede di rutto in rutto come se avesse tutta una lurida orchestra nelle sue putride budella. (Alexander DeLarge)
  • Fu nei paraggi del teatro abbandonato che ci imbattemmo in Billyboy e i suoi quattro drughi, si apprestavano a somministrare una lieve dose del dolce su e giù a una piangente giovane devočka catturata a questo scopo. (Alexander DeLarge)
  • Oh! oh! oh! Ma questo è il grasso puzzoso Billigoa de Billyboy in carne e ossa?! Come ti porti, tu, gonfia palla di grasso puzzolente, unto e bisunto? Ne gradiresti una nelle balle? Se di balle ne hai tu, gelatinoso eunuco! (Alexander DeLarge)
  • La Durango 95 filava molto karascho, con piacevoli vibrazioni trasmesse al basso intestino. Ben presto alberi e buio fratelli, vero buio di campagna. (Alexander DeLarge)
  • Ci sentivamo dunque leggermente strapazzati e infiacchiti, per via del fatto di aver usato alquanta energia vitale, o fratellini; perciò, riceduta la vettura, ci fermammo al Korova per rinfreschi. (Alexander DeLarge)
  • C’era qualche sofista della tv che ha gli studi lì vicino, a ridere e gavottare fra loro. La devočka sorrideva del tutto incurante dei grandi guai del mondo. E poi il disco nello stereo smiagolò nel nulla, e nel breve silenzio prima del disco seguente, eccola lanciarsi in un’esibizione di bel canto. E per un momento, o fratelli, un usignolo era entrato nel milkbar. E tutti i più malenchi peli del mio intero plott si drizzarono dall’emozione; e brividi su e giù, come malenche lucertoline, su e giù. Perché l’aria io la sapevo. Era un pezzo della gran nona del Ludovico Van. (Alexander DeLarge)
  • Folleggiammo alquanto con altri viaggiatori della notte da autentici sbarazzini della strada, poi decidemmo che era ora di eseguire il numero “visita a sorpresa”: un po’ di vita, qualche risata e una scorpacciata di ultraviolenza. (Alexander DeLarge)
  • Guarda bene fratellino, guarda bene! (Alexander DeLarge a Mr Alexander, prima di stuprare sua moglie)
  • Era stata una magnifica serata e, per un finale perfetto, quel che ci voleva era un tocco del gran Ludovico Van. (Alexander DeLarge)
  • Doobidoob. Forse un po’ stancuccio. Meglio chiuderla la bocca. Il buon lettuccio chiama adesso. Andiamocene a casuccia a farci un po’ di spatchka. …Right right? (Dim)
  • Mentre camminavamo lungo la baia del cemento abitato, ero calmo di fuori, ma dentro pensavo: allora adesso chi comanda è Georgie. Decide cosa si deve fare, cosa non fare, e Dim è il suo tonto digrignante bulldog. E d’un tratto capii che il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all’ispirazione, e a quello che il buon Bog manda loro. La musica mi venne in aiuto. C’era una finestra aperta con uno stereo, e seppi subito che cosa fare. (Alexander DeLarge)
  • Cosa c’hai dove abiti sorellina per ascoltare quei tremoli piatti sonori? Scommetto che hai solo un povero piccolo patetico portatile da pic nic! Venite dallo zio a sentirli per bene! Ho gli arcangeli con le trombe e i diavoli coi tromboni, ambedue siete invitate! (Alexander DeLarge)
  • Non avevo tagliato cavi o tubature principali, e così, con l’aiuto di un tashtook pulito, il fiotto rosso del krovvy fu fermato, e non ci volle molto a ricoverare i due feriti nel seno del Duca di New York. Ora sapevano chi era il signore e padrone. “Pecore” pensavo. Ma un vero leader sa quando concedere e mostrarsi generoso agli inferiori. (Alexander DeLarge)
  • Avevo letto tutto sul supplizio e la corona di spine. E mi vedevo a prender parte e magari al comando della flagellazione e della crocifissione. Tutto vestito all’ultima moda romana. Non mi era piaciuta l’ultima parte della Bibbia perché è quasi tutta predica e non c’è vera lotta e non c’è più tanto su e giù. A me piacciono le parti in cui quei vecchi ebrei si picchiano di santa ragione e poi sturano alcune bottiglie di israeliano e si infilano a letto con le damigelle delle mogli. Io ci campavo su quel libro. (Alexander DeLarge)
  • Io voglio essere buono. Voglio essere, per il resto della mia vita, solamente un atto di bontà. (Alexander DeLarge)
  • A dir l’onesta verità, madame, io prendo parte ad un concorso internazionale studentesco, per chi riesce a smerciare più copie dell’enciclopedia a puntate. (Alexander DeLarge)
  • Inutile star lì a sperare, fratellini. Io non dico una sola solitaria slovo se non c’è qui il mio avvocato. Conosco la legge, bastardi. (Alexander DeLarge ai poliziotti)
  • E quando arriva il sesto, settimo malcicco, che grigna, ride, e poi lo infila; inizio a sentire un po’ di nausea. (Alexander DeLarge)
  • È buffo come i colori del vero mondo diventano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo. (Alexander DeLarge)
  • Be’, io me ne vado via! Non mi rivedrete mai più qua! Me la cavo da solo! Vi ringrazio molto, e che vi pesi sempre sulla coscienza! (Alexander DeLarge ai suoi genitori)