Modi di dire romagnoli
In questo articolo troverete una lista di modi di dire romagnoli.
Se siete giunti su questo post è perché, per qualche motivo, siete in cerca di espressioni tipiche romagnole. Cosa dirvi…Non potevate trovare articolo migliore!
Abbiamo, infatti, messo insieme per voi una raccolta di modi di dire romagnoli che potrete utilizzare nelle conversazioni con i vostri amici romagnoli. Troverete quelli più utilizzati e significativi e, naturalmente, non dovrete preoccuparvi del fatto che non siete dei profondi conoscitori di questo dialetto perché, come nostro solito, abbiamo inserito accanto ad ogni espressione la rispettiva traduzione in italiano.
Siete pronti per scoprire insieme a noi la nostra lista? A questo punto non ci resta che presentarvela! Vi lasciamo alla nostra raccolta di
Modi di dire romagnoli
- Tin bòta = Tieni botta.
- T’è e bascozi a garagol = hai le tasche a garagolo. (Si dice a una persona avara).
- Tci furb com un sdaz = Sei furbo come un setaccio. (Che trattiene gli scarti).
- Tci bela com e cul dla padela = Sei bella come il sotto della padella (Quindi sei brutta perché il fondo della padella è la parte più brutta!).
- La pida se parsot la pis un po ma tot, a me l’ha ma fat mel, l’ha ma mamd in tl’uspidel, la mand in punta ad morta… ma a magn la pida un’enta volta = La piada con il prosciutto piace un po’ a tutti, ma a me mi ha fatto male e mi ha mandato all’ospedale, in punta di morte, ma ho mangiato la piada un’altra volta.
- Al chèrti agli é cume la mà, lì vò sampre bèn mè fiol piò stoppid. = Detto a giocatore di carte non bravo, ma fortunato.
- An mi so armidieda! = Non mi sono rimediata (Si dice quando per un qualche motivo non si è riusciti a fare qualcosa).
- Se l’ignurenza la avesse agli eli ma te it d’area da magne’ sla sfrombla = Se l’ignoranza avesse le ali, ti darebbero da mangiare con la fionda.
- T’an capes gnenca al tozi = Non capisci neanche le botte.
- Tan vid un prìt tlá nìva!! = Non vedi un prete(vestito di nero) in mezzo alla neve (bianca). (Si usa per dire che ci vede poco).
- T’ci cume’ la tempesta de stenta, c’la cave’ enca gl’arouri = Sei come la tempesta del ’70 che ha estirpato anche i rovi.
- L’a rubé tot ,zoc e zveta! = Rubare tutto non solo la civetta imbalsamata, ma anche il sostegno di legno (di solito un pezzo di ramo) sul quale era appoggiata.
- L’aqua la fa mêl, e’ ven e’ fa cantê = L’acqua fa male, il vino fa cantare.
- L’ha più corni quel chi lè, ca ne un baratal d lumeghie = Ha più corna quello di un barattolo di lumache.
- L’è mei un mort ad chesa che un marchigien sla porta = È meglio avere un morto in casa che un marchigiano sulla porta.
- T’vò che un nespul e faza i figh? = Si usa quando si ha una scarsa considerazione verso una persona.
- L’ov binidet, l’è bon enca dop la Pasqua = L’uovo benedetto è buono anche dopo Pasqua.
- Me a la tù età a magnèva e fug e a caghèva la zèndra = Io alla tua età mangiavo il fuoco e cagavo la cenere.
- T’am per e fiol de pori sugamen = Detto a chi è malmesso.
- S’ un sbaglies neca i sapiènt, un ‘i sarèb piò post par ij ignurènt = Se non sbagliassero anche i sapienti non ci sarebbe più posto per gli ignoranti.
- Un basta avèr rasòn, bsogna ch’i t’la dèga = Non basta avere ragione: bisogna che te la riconoscano.
- Al don in prinzìpi a gli è tot mel, e dop a gli è tot fel = Le donne all’inizio sono tutto miele e dopo sono tutto fiele.
- S’am met a f ê e’ caplêr la zenta la ness senza la testa = Se mi metto a fare il cappellaio la gente nasce senza testa.
- T’vò che un nespol e faza i fig? = Vuoi che un nespolo faccia i fichi? (Si dice per le cose impossibili).
- Al strigh s’t’a li vu considerè, int una vècia no ti affissè, parchè una zovna la t’pò strighé = Se le streghe vuoi considerare, in una vecchia non ti fissare, perché una giovane ti può stregare.
- Erchbalen da cant dla sera e’ fa ars-ciare la vela, erchbalen de cant de la matena e’ fa rimpì la psculena = Arcobaleno dal canto della sera fa rischiarare la vela (l’orizzonte), arcobaleno dal canto della mattina fa riempire la pozzanghera.
- T’è du ucin ner c’am par du zecchi = Hai due occhi neri che mi sembrano due zecche. (Strano era un complimento).
- U j è chi ch’ mâgna par campê e chi ch’mâgna par s-ciupê = C’è chi mangia per vivere e chi mangia per scoppiare.
- E sol e suga, l’aqua la bagna, Dio i fa e pò i acumpagna = Il sole asciuga l’acqua bagna, Dio li fa poi li accompagna.