Frasi di Peppino Impastato
Ecco una lista di frasi di Peppino Impastato.
Tra le personalità più coraggiose ed audaci di cui l’Italia può vantare c’è sicuramente Giuseppe Impastato. Noto come Peppino Impastato, è stato giornalista, attivista e poeta italiano, noto per le sue denunce contro la mafia in generale, ma nello specifico contro le attività di Cosa Nostra. Proprio per questo fu assassinato a soli trent’anni il 9 maggio 1978. Una personalità temeraria, fiduciosa in un futuro migliore, sempre più libero dalla mafia; oltre alle diverse citazioni, sintetiche, ma ad effetto, il buon caro Peppino ci ha lasciato anche diverse poesie. Poesie bellissime e appassionanti che abbiamo raccolto nella lista che segue. Vi piaceranno, è garantito.
Vi lasciamo, dunque, alla nostra rassegna di
Frasi di Peppino Impastato
- Mafia, una montagna di merda.
- E venne da noi un adolescente dagli occhi trasparenti e dalle labra carnose, alla nostra giovinezza consunta nel paese e nei bordelli. Non disse una sola parola, né fece gesto alcuno: questo suo silenzio e questa sua immobilità hanno aperto una ferita mortale nella nostra consunta giovinezza. Nessuno ci vendicherà: la nostra pena non ha testimoni.
- Nessuno ci vendicherà: la nostra pena non ha testimoni.
- E’ triste non avere fame di sera all’osteria e vedere nel fumo dei fagioli caldi il suo volto smarrito.
- La mafia uccide, il silenzio pure.
- Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante nel davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione a rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.
- Fiore di campo nasce dal grembo della terra nera, fiore di campo cresce odoroso di fresca rugiada, fiore di campo muore sciogliendo sulla terra gli umori segreti.
- Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!
- Appartiene al tuo sorriso l’ansia dell’uomo che muore, al suo sguardo confuso chiede un po’ d’attenzione.
- Peppino Impastato: Sei andato a scuola, sai contare? – Giovanni Impastato: Come contare? – Peppino Impastato: «Come contare», uno, due, tre, quattro. Sai contare? – Giovanni Impastato: Sì, so contare. – Peppino Impastato: E sai camminare? – Giovanni Impastato: So camminà. – Peppino Impastato: E contare e camminare, insieme, lo sai fare? – Giovanni Impastato: Sì, penso di sì… – Peppino Impastato: Allora forza. Conta e cammina. Dai. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto.. – Giovanni Impastato: Dove stiamo andando? – Peppino Impastato: Forza, conta e cammina! […] ottantanove, novanta, novantuno, novantadue… – Giovanni Impastato: Peppino… – Peppino Impastato: Novantatré, novantaquattro, novantacinque, novantasei, novantasette, novantotto, novantanove e cento! Lo sai chi c’abita qua? – Giovanni Impastato: Ammuninne – Peppino Impastato: Ah, u’zu Tanu c’abita qua! Cento passi ci sono da casa nostra, cento passi! Vivi nella stessa strada, prendi il caffè nello stesso bar, alla fine ti sembrano come te! «Salutiamo zu’ Tanu!» «I miei ossequi, Peppino. I miei ossequi, Giovanni». E invece sono loro i padroni di Cinisi! E mio padre, Luigi Impastato, gli lecca il culo come tutti gli altri! Non è antico, è solo un mafioso, uno dei tanti! – Giovanni Impastato: È nostro padre. – Peppino Impastato: Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!
- Il cuore batte con l’orologio, il cervello pulsa nella strada: amore e odio, pianto e riso. Un’automobile confonde tutto: vuoto assoluto. Era di passaggio.
- Un mare di gente a flutti disordinati s’è riversato nelle piazze, nelle strade e nei sobborghi. E’ tutto un gran vociare che gela il sangue, come uno scricchiolo di ossa rotte. Non si può volere e pensare nel frastuono assordante; nell’odore di calca c’è aria di festa.
- I miei occhi giacciono in fondo al mare nel cuore delle alghe e dei coralli. Seduto se ne stava e silenzioso stretto a tenaglia tra il cielo e la terra e gli occhi fissi nell’abisso.
- Lunga è la notte e senza tempo. Il cielo gonfio di pioggia non consente agli occhi di vedere le stelle. Non sarà il gelido vento a riportare la luce, né il canto del gallo, né il pianto di un bimbo. Troppo lunga è la notte, senza tempo, infinita.
- Passeggio per i campi con il cuore sospeso nel sole. Il pensiero, avvolto a spirale, ricerca il cuore della nebbia.
- Sulla strada bagnata di pioggia si riflette con grigio bagliore la luce di una lampada stanca: e tutt’intorno è silenzio.