Frasi Massimo Troisi

frasi celebri di Massimo Troisi, il grande attore napoletano Sono ormai più di venti anni, ma il ricordo di Massimo Troisi, e delle frasi di Massimo Troisi, continua a rimanere indelebile, anzi, come spesso succede a chi muore giovane, la sua fama e le sue frasi sono diventate immortali, come i suoi film.

Riesce difficile fare una cernita delle frasi di Massimo Troisi, dal momento che esse assumevano e assumono una valenza ancora più particolare se associate al linguaggio del corpo inimitabile del compianto attore e regista partenopeo. Infatti il buon Massimo più che attore, sia al cinema che al teatro rappresentava e metteva in scena se stesso, una maschera immortale: Massimo Troisi.

Massimo Troisi parlava attraverso il corpo non solo con le parole, lo fa ogni attore, ma lui, il napoletano, lo faceva meglio di altri.
A distanza di più di vent’anni dalla sua triste dipartita possiamo parlare di una vera e propria maschera del cinema e del teatro napoletano.

A ogni buon conto, chi ha visto i film di Massimo Troisi riconoscerà, sorridendo, le

Frasi di Massimo Troisi

  • Tonì, che ne saccio io da pechere o do lione, fà 50 juorne da orsacchiotto
  • Mario: Don Pablo, vi devo parlare, è importante… mi sono innamorato!
    Pablo Neruda: Ah meno male, non è grave c’è rimedio.
    Mario: No no! Che rimedio, io voglio stare malato..
  • La sofferenza in amore è un vuoto a perdere: nessuno ci può guadagnare, tranne i cantautori che ci fanno le canzoni
  • A Napoli c’è gente che con l’acquedotto invece di bere ci mangia
  • L’amore è tutto quello che sta prima e quello e che sta dopo. Magari bisognerebbe tenere più in considerazione il durante
  • Predicatore: Ricordati che devi morire!
    Mario: Come?
    Predicatore: Ricordati… che devi morire!
    Mario: Va bene…
    Predicatore: Ricordati che devi morire!
    Mario: Sì, sì… no… mo’ me lo segno…
  • Come no? No. È mai visto ca mi so’ dato ‘na martellata sulla mano o mi so’ tagliato un orecchio? No. Sai perche? Perché non mi piace. È normale, Senza che uno ha da’ dicere tutt’e cose. Certe cose vanno da sé. Se uno capisce capisce
  • Gaetano: Io dimane parto. Cioè dimane me ne vaco a Firenze, addu, addu zia Antonia…
    Lello: E ‘nata vota Firenze, e ‘nata vota zia Antonia, e poi nu parti mai.
    Gaetano: Cioè, se ti sto dicendo che parto, parto… e poi me ne vaco Rafè, nu ci’a faccio cchiù! Cioè, chello che è stato è stato, basta! Ricomincio da tre!
    Lello: Da zero!
    Gaetano: Eh?
    Lello: Da zero! Ricominci da zero!
  • Gaetano: Nossignore, ricomincio da… cioè, tre cose me so’ riuscite ind’a vita, pecchè aggià perdere pure cheste?! Aggià ricominciare da zero?! Da tre!… Me ne vaco, nun ci’a faccio cchiù…
  • Il governo ha detto: “Presto il napoletano non dovrà più emigrare in Svizzera”. No, no ‘o governo italiano, il governo svizzero l’ha detto
  • Di cosa ho paura? Ho paura di diventare come Luciano De Crescenzo
  • Il titolo del film è molto importante perché molte volte è quello che fa andare al cinema la gente. Se non si riesce a trovarlo tocca poi fare un bel film, che è molto più lungo e faticoso
  • A disoccupazione pure è un grave problema a Napoli, che pure stanno cercando di risolvere… di venirci incontro… stanno cercando di risolverlo con gli investimenti… no, soltanto ca poi, la volontà ce l’hanno misa… però hanno visto ca nu camion, eh… quante disoccupate ponno investi’? […] cioè, effettivamente, se in questo campo ci vogliono aiutare, vogliono venirci incontro… na politica seria, e ccose… hann’ ‘a fa’ ‘e camiòn cchiù gruosse
  • Chi ha detto che non è serio amare due donne nello stesso momento, o perder tempo per fare la formazione della propria squadra?
  • Io non leggo mai, non leggo libri, cose… pecché che comincio a leggere mo’ che so’ grande? Che i libri so’ milioni, milioni, non li raggiungo mai, capito? pecché io so’ uno a leggere, là so’ milioni a scrivere, cioè un milione di persone e io uno mentre ne leggo uno… ma che m’emporta a me?
  • Io non mi piaccio mai. Sono talmente autocritico, che non mi suicido per non lasciare un biglietto che mi sembrerebbe ridicolo
  • La sofferenza in amore è un vuoto a perdere: nessuno ci può guadagnare, tranne i cantautori che ci fanno le canzoni
  • Penso, sogno in napoletano, quando parlo italiano mi sembra di essere falso
  • Pino è un po’ l’Eduardo della canzone, un musicista che riesce a tirare fuori napoletanità e sentimento senza cadere nel folklore o nel partenopeo a tutti i costi
  • Purtroppo non ho mai conosciuto Peppino De Filippo e lui è sicuramente di quelle persone che ti rammarichi di non aver conosciuto. (…) Lui, secondo me, è come ‘o sillabario. Quando io l’immagino, l’immagino puro, immagino cioè una comicità allo stato puro. Si può immaginare che la comicità pura sia anche di Totò, e invece no, Totò è già chella elaborata. Io credo, cioè, che della comicità portata al livello di Peppino non ne può fare a meno nessun comico. Eduardo si è affinato più nel classico, Totò nel surreale, in quello che lui è riuscito a inventarsi come personaggio, Peppino nella normalità era il massimo. (…) Lui, secondo me, è tutto quello che c’è in più prima dell’invenzione. Credo che lui abbia fatto eccezionale la normalità, sia riuscito a rendere eccezionale quello che si pensa che qualunque comico debba avere come bagaglio naturale: lui l’ha fatto assurgere a eccezionalità
  • Quando penso a Pasolini, a come agiva rispetto alla società, alle cose, mi stimo molto poco
  • Si è più registi prima di andare a dormire, quando si va in bagno, parlando con la propria moglie, piuttosto che sul set
  • Sono nato in una casa con 17 persone. Ecco perché ho questo senso della comunità assai spiccato. Ecco perché quando ci sono meno di 15 persone mi colgono violenti attacchi di solitudine
  • Sordi, secondo me, è un inventore di cose nuove, di comicità nuova, è stato un precursore
  • Non è che sono contrario al matrimonio; però mi pare che un uomo ed una donna siano le persone meno adatte a sposarsi
  • Da ragazzo i miei continui e disinteressati slanci di altruismo mi diedero la fama di buono. Da grande quella di fesso
  • C’è chi sostiene che per raccontare belle storie basta guardarsi attorno. Io non ci credo, perché se così fosse i vigili urbani sarebbero tutti Ingmar Bergman.
  • Non le ho detto niente. La guardavo e m’innamoravo