Frasi di Karl Marx
Andiamo oggi a vedere le frasi di Karl Marx.
Certamente uno delle persone più citate, a torto o a ragione, correttamente o meno, da più di un secolo.
Uno che ha fatto tanto per i lavoratori ma, se mi passate il termine, ha fatto ancora di più per i governanti, che si beano delle sue parole e delle sue intuizioni al solo scopo, molte volte, di tener buoni i cittadini, citando appunto, spesso, le frasi più celebri di Karl Marx
Insomma, non solo è stato uno dei più citati, ma altresì (e poteva essere diversamente quando un gigante del genere vien dato in pasto a tutti?) anche uno dei più travisati.
Confidando sempre in una vostra fattiva collaborazione, ecco a voi alcune
Frasi di Karl Marx
- Da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni.
- Gli uomini che fanno la storia, generalmente non sanno che storia fanno.
- I filosofi hanno solo interpretato il mondo in vari modi; ma il punto ora è di cambiarlo.
- I filosofi non spuntano dal terreno come i funghi. Essi sono il prodotto del loro tempo.
- Invece del motto conservatore, “Un giusto salario giornaliero per una giusta giornata lavorativa!” dovrebbero scrivere sulle loro bandiere la parola d’ordine rivoluzionaria: “Abolizione del sistema del lavoro salariato!”
- La borghesia ha avuto da svolgere nella storia un còmpito sommamente rivoluzionario.
- La coscienza non può mai essere qualcosa di diverso dall’essere cosciente.
- Le idee non possono realizzare nulla. Per realizzare le idee, c’è bisogno degli uomini, che mettono in gioco una forza pratica.
- L’errore di Feuerbach non sta nell’aver enunciato questo fatto [l’alienazione], ma nell’averlo reso autonomo idealizzandolo invece di interpretarlo come il prodotto di uno stadio di sviluppo storico determinato e superabile.
- L’ideologia dominante è sempre stata l’ideologia della classe dominante.
- Non è la coscienza degli uomini che determina la loro vita, ma le condizioni della loro vita che ne determinano la coscienza.
- Ogni scienza sarebbe superflua se l’essenza delle cose e la loro forma fenomenica direttamente coincidessero.
- Spartaco fu un vero grande generale, non un Garibaldi!
- Egli può lavorare solo col loro permesso, e quindi può vivere solo col loro permesso.
- Il lavoro non è la fonte di ogni ricchezza.
- Tra la società capitalistica e la società comunista vi è il periodo della trasformazione rivoluzionaria dell’una nell’altra. Ad esso corrisponde anche un periodo politico transitorio, il cui Stato non può essere altro che la dittatura rivoluzionaria del proletariato.
- Il denaro, in quanto possiede la proprietà di comprar tutto, di appropriarsi di tutti gli oggetti, è dunque l’oggetto in senso eminente. L’universalità della sua proprietà costituisce l’onnipotenza del suo essere, esso è considerato, quindi, come ente onnipotente…
- Le necessità primitive dei lavoratori sono un’assai più ricca fonte di guadagno che le raffinate necessità dei ricchi.
- L’uomo non è un essere naturale: è un essere naturale umano.
- L’economia politica occulta l’alienazione ch’è nell’essenza del lavoro per questo: ch’essa non considera l’immediato rapporto fra l’operaio (il lavoro) e la produzione.
- L’operaio sta in rapporto al prodotto del suo lavoro come ad un oggetto estraneo […] quanto più l’operaio lavora tanto più acquista potenza il mondo estraneo, oggettivo, ch’egli si crea di fronte, e tanto più povero diventa egli stesso, il suo mondo interiore, e tanto meno egli possiede. Come nella religione. Più l’uomo mette in Dio e meno serba in se stesso. L’operaio mette nell’oggetto la sua vita e questa non appartiene più a lui, bensì all’oggetto.
- L’operaio diventa tanto più povero quanto più produce ricchezza […] L’operaio diventa una merce tanto più a buon mercato quanto più crea merci.
- Con la messa in valore del mondo delle cose cresce in rapporto diretto la svalutazione del mondo degli uomini. Il lavoro non produce soltanto merci; esso produce se stesso e il lavoratore come una merce.
- Più oggetti l’operaio produce, meno può possederne e tanto più cade sotto il dominio del suo prodotto, del capitale.
- Il lavoro è esterno all’operaio, cioè non appartiene al suo essere, e quindi nel suo lavoro egli non si afferma, ma si nega, si sente non soddisfatto, ma infelice, non sviluppa una libera energia fisica e spirituale, ma sfinisce il suo corpo e distrugge il suo spirito. Perciò l’operaio solo fuori del lavoro si sente presso di sé; e nel lavoro si sente alienato, fuori di sé.
- Carlo Marx diede un grande contributo alla causa per la liberazione dell’umanità ed a causa dei suoi immortali sforzi il suo nome è ancora conservato nel cuore della classe lavoratrice e della gente di tutti i Paesi. Kim Jong-il
- Carlo Marx è stato mandato in soffitta. Giovanni Giolitti
- Carlo Marx, se lo ricorda? Bene, lui ci aveva preso, aveva capito e indovinato tutto. Fausto Bertinotti
- Il Marx è il profeta di un regno di Dio inteso secondo il realismo terreno politico per una classe eletta dalla Storia, il proletariato. Aldo Capitini
- Il marxismo è essenzialmente un giudaismo che ha perso la pazienza. Il Messia ci ha messo troppo a venire, o piuttosto a non venire. Il regno della giustizia deve essere instaurato dall’uomo stesso, su questa terra, qui e ora. (George Steiner)
- Karl Marx in realtà fu solo uno tra milioni che, nel pantano di un mondo in putrefazione, riconobbe i veleni essenziali e li concentrò, come un negromante, in una soluzione destinata ad annientare l’esistenza di libere nazioni sulla terra. Adolf Hitler
- L’importanza esagerata che si attribuì ai primi scritti di Marx, dal punto di vista della ricerca autentica fu, innanzi tutto, frutto di negligenza. William Bartley III
- La dottrina di Carlo Marx ha dimostrato anche ultimamente la sua fecondità e la sua eterna giovinezza offrendo un contenuto logico al programma dei più strenui avversari del partito socialista, ai nazionalisti. Antonio Gramsci
- Ma è ugualmente vero che i sistemi non riescono mai ad eliminare i loro conflitti interni o ad evitare perfino che assumano forme violente. Questa comprensione è il maggior debito che abbiamo nei confronti del lavoro di Karl Marx. (Immanuel Wallerstein)
- Marx affermava che il lusso è un vizio esattamente come la povertà e che dovremmo proporci come meta quella di “essere” molto, non già di “avere” molto. (Mi riferisco qui al vero Marx, all’umanista radicale, non alla sua volgare contraffazione costituita dal «comunismo» sovietico). Erich Fromm
- Marx dà già una forma-partito alla struttura propriamente politica della forza che dovrà essere, secondo il Manifesto, il motore della rivoluzione, della trasformazione, dell’appropriazione, quindi finalmente della distruzione dello Stato, e della fine del politico come tale. Jacques Derrida
- Marx scoprì la legge dell’evoluzione della storia umana; egli scoprì il semplice fatto, sin qui nascosto da un eccesso di ideologia, che il genere umano deve innanzitutto mangiare e bere, avere un riparo e degli abiti, prima di poter raggiungere una posizione ed arrivare alla scienza, alla religione, all’arte, ecc.; e che perciò la produzione dei mezzi immediati di sussistenza e conseguentemente il grado di sviluppo economico raggiunto da un dato popolo in una data epoca, formano le fondamenta sulle quali le istituzioni dello Stato, le concezioni giuridiche, l’arte e persino le idee religiose del popolo in causa si evolvono, ed alla cui luce queste cose devono perciò essere spiegate: procedimento contrario, quindi, a quello adottato fin qui. Friedrich Engels
- Nella sua opera edita, e anche prima, Marx non fu mai un seguace della teoria della alienazione. William Bartley III