Frasi e aforismi di Machiavelli
Ecco un post contenente frasi e aforismi di Machiavelli.
Niccolò Machiavelli fu, oltre che uno storico, anche un filosofo, uno scrittore, un politico e un drammaturgo italiano. La concezione ciclica della storia e di ragion di Stato vengono egregiamente esposti in quella che fu la sua opera più importante, vale a dire ”Il Principe”, lavoro in cui esorta apertamente i sovrani del Paese a scacciare gli invasori stranieri e a riconquistare così la sovranità persa. Nell’articolo di oggi abbiamo deciso di includere quelle che sono le frasi e gli aforismi più famosi e significativi di Machiavelli: qualcuno lo conoscerete già sicuramente, qualcun altro invece vi aiuterà a chiarirvi un po’ le idee sulla personalità e il pensiero dello storico scrittore fiorentino. Noi ci siamo impegnati al massimo, ma se ritenete che alla lista manchi qualche aforisma o qualche frase in particolare, non esitate a riferircelo attraverso i commenti: la aggiungeremo sicuramente. A questo punto non ci resta che lasciarvi alla nostra raccolta di
Frasi e aforismi di Machiavelli
- La via dello andare allo inferno era facile, poiché si andava allo ingiù e a chiusi occhi.
- Non si debbe mai lasciare seguire uno disordine per fuggire una guerra, perché non la si fugge, ma si differisce a tuo disavvantaggio.
- L’offesa che si fa all’uomo deve essere tanto grande da non temere la vendetta.
- La fortuna è donna: ed è necessario, volendola tenere sotto, batterla e urtarla.
- Dove c’è una grande volontà non possono esserci grandi difficoltà.
- Per molto tempo non ho detto ciò che pensavo, né penso sempre ciò che dico, e se invero mi accade talvolta di dire la verità, la nascondo tra tante menzogne che è difficile scoprirla.
- A uno principe è necessario sapere bene usare la bestia e l’uomo.
- La natura ha creato gli uomini in modo che desiderino ogni cosa e non possono conseguire ogni cosa: talchè essendo sempre maggiore il desiderio che la potenza di acquistare, ne risulta la mala contentezza di quello che si possiede e la poca soddisfazione.
- Ma la poca prudenza degli uomini comincia una cosa che, per sapera allora di buono, non si accorge del veleno che vi è sotto.
- Deve stimarsi poco vivere in una città dove possano meno le leggi che gli uomini.
- Giudico che la fortuna sia arbitra della metà delle azioni nostre, ma che ce ne lasci governare l’altra metà.
- E poiché la fortuna vuol fare ogni cosa, ella si vuole lasciarla fare.
- Avvezza i tuoi soldati a spregiare il vivere delicato e il vestire lussurioso.
- Così come coloro che disegnano e paesi si pongono bassi nel piano a considerare la natura de’ monti e de’ luoghi alti, e per considerare quella de’ bassi si pongono alti sopra e monti, similmente, a conoscere bene la natura de’ populi bisogna essere principe, e a conoscere bene quella de’ principi bisogna essere populare.
- Dove men si sa, più si sospetta.
- Dico, pertanto, non l’oro, come grida la comune opinione, essere il nervo della guerra, ma i buoni soldati; perché l’oro non è sufficiente a trovare i buoni soldati, ma i buoni soldati sono ben sufficienti a trovar l’oro.
- Chi dice che egli è dura cosa l’aspettare, dice el vero.
- Io iudico bene questo, che sia meglio essere impetuoso che rispettivo, perché la fortuna è donna; et è necessario, volendola tenere sotto, batterla et urtarla. E si vede che la si lascia più vincere da questi, che da quelli che freddamente procedono. E però sempre, come donna, è amica de’ giovani, perché sono meno respettivi, più feroci, e con più audacia la comandano.
- Ogni volta che è tolto agli uomini il combattere per necessità, essi combattono per ambizione, la quale è tanto potente nei loro petti che mai, a qualunque grado salgano, li abbandona.
- La natura genera pochi uomini gagliardi; la industria e lo esercizio ne fa assai.
- Sopra tutto astenersi dalla roba d’altri; perché li uomini dimenticano più presto la morte del padre che la perdita del patrimonio.
- Dovete adunque sapere come sono dua generazione di combattere: l’uno con le leggi, l’altro con la forza: quel primo è proprio dello uomo, quel secondo delle bestie: ma, perché el primo molte volte non basta, conviene ricorrere al secondo.
- Gli uomini fanno questo errore, che non sanno porre termini alle speranze loro; ed in su quelle fondandosi, sanza misurarsi altrimenti, rovinano.
- La natura de’ populi è varia; ed è facile a persuadere loro una cosa, ma è difficile fermarli in quella persuasione.
- Tutti ti valutano per quello che appari. Pochi comprendono quel che tu sei.
- Sono tanto semplici gli uomini, e tanto obediscano alle necessità presenti, che colui che inganna troverrà sempre chi si lascerà ingannare.
- Dal momento che l’amore e la paura possono difficilmente coesistere, se dobbiamo scegliere fra uno dei due, è molto più sicuro essere temuti che amati.
- Può la disciplina nella guerra più che il furore.
- Coloro che vincono, in qualunque modo vincano, mai non ne riportano vergogna.
- Venuta la sera, mi ritorno in casa ed entro nel mio scrittoio; e in su l’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio, e che io nacqui per lui.
- Si ricordino i prìncipi, che si cominciano le guerre quando altri vuole, ma non quando altri vuole si finiscono.
- Gli uomini in universale giudicano più agli occhi che alle mani, perché tocca a vedere a ciascuno, a sentire a pochi. Ognun vede quel che tu pari, pochi sentono quel che tu sei.
- Gli uomini non buoni temono sempre che altri non operino contro di loro quello che pare loro meritare.
- Governare è far credere.
- La guerra è una professione con la quale un uomo non può vivere onorevolmente; un impiego col quale il soldato, se vuole ricavare qualche profitto, è obbligato ad essere falso, avido, e crudele.
- E sanza quella occasione, la virtù dell’animo loro si sarebbe spenta, e sanza quella virtù la occasione sarebbe venuta invano.
- E della fede mia non si doverebbe dubitare; perché, avendo sempre osservato la fede, io non debbo imparare ora a romperla; e chi è stato fedele e buono quarantatrè anni, che io ho, non debbe poter mutare natura: e della fede e bontà mia ne è testimonio la povertà mia.
- Non è mai alcuna cosa sì disperata che non vi sia qualche via da potere sperare.
- Se la religione nostra richiede che abbia in te fortezza, vuole che tu sia atto a patire più che a fare una cosa forte. Questo modo di vivere adunque pare ch’abbia renduto il mondo debole, e datolo in preda agli uomini scellerati; i quali sicuramente lo possono maneggiare, veggendo come l’universalità degli uomini, per andare in paradiso, pensa più a sopportare le sue battiture che a vendicarle.
- Consigliati delle cose che tu dei fare con molti; quello che dipoi vuoi fare conferisci con pochi.
- Quello che giova al nimico nuoce a te, e quel che giova a te nuoce al nimico.
- Giudico che la fortuna sia arbitra della metà delle azioni nostre, ma che ce ne lasci governare l’altra metà.
- Gli uomini dimenticano piuttosto la morte del padre che la perdita del patrimonio.
- È comune defetto degli uomini, non fare conto, nella bonaccia, della tempesta.
- Sapere nella guerra conoscere l’occasione e pigliarla, giova più che niuna altra cosa.
- Li uomini hanno meno respetto ad offendere uno che si facci amare che uno che si facci temere; perché l’amore è tenuto da uno vincolo di obbligo, il quale, per essere gli uomini tristi, da ogni occasione di propria utilità è rotto: ma il timore è tenuto da una paura di pena che non abbandona mai.
- I buoni capitani non vengono mai a giornata se la necessità non gli strigne o la occasione non gli chiama.
- Le iniurie si debbono fare tutte insieme, acciò che, assaporandosi meno, offendino meno: e’ benefizii si debbono fare a poco a poco, acciò che si assaporino meglio.
- Uno uomo, che voglia fare in tutte le parti professione di buono, conviene rovini infra tanti che non sono buoni. Onde è necessario a uno principe, volendosi mantenere, imparare a potere essere non buono, et usarlo e non usare secondo la necessità.
- Ci sono uomini che sanno tutto, peccato che questo è tutto quello che sanno.
- Nelle azioni di tutti gli uomini, e massime de’ Principi, dove non è giudizio a chi reclamare, si guarda al fine. Facci adunque un Principe conto di vivere e mantenere lo Stato; i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli, e da ciascuno lodati.
- Chi viene eletto principe col favore popolare deve conservare il popolo come amico.
- Il ministro deve morire più ricco di buona fama e di benevolenza, che di tesoro.
- Li uomini mutano volentieri signore, credendo migliorare; e questa credenza gli fa pigliare l’arme contro a quello; di che s’ingannono, perché veggono poi per esperienzia avere peggiorato.
- Non vi sono elogi all’altezza di un nome così grande.
- Le buone leggi fanno civili i popoli.
- Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, ed è sì potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro; perché quello ch’ella reca da altri, lo tira a sé in modo che par suo.
- Sendo invitato a cena da Taddeo Bernardi lucchese, uomo ricchissimo e splendidissimo, e, arrivato in casa, mostrandogli Taddeo una camera parata tutta di drappi e che aveva il pavimento composto di pietre fine, le quali, di diversi colori diversamente tessute, fiori e fronde e simili verzure rappresentavano, ragunatosi Castruccio assai umore in bocca, lo sputò tutto in sul volto a Taddeo. Di che turbandosi quello, disse Castruccio: – Io non sapevo dove mi sputare che io ti offendessi meno.
- Quanto sia laudabile in uno principe mantenere la fede e vivere con integrità e non astuzia, ciascuno lo intende: nondimanco si vede per esperienza ne’ nostri tempi quelli prìncipi avere fatto gran cose che della fede hanno tenuto poco conto, e che hanno con l’astuzia saputo aggirare e cervelli delli uomini; e alla fine hanno superato quelli che si sono fondati sulla lealtà.
- Avvezza i tuoi soldati a spregiare il vivere delicato e il vestire lussurioso.
- E veramente, mai fu alcuno ordinatore di leggi straordinarie in uno popolo che non ricorresse a Dio perché altrimente non sarebbero accettate: perché sono molti i beni conosciuti da uno prudente, i quali non hanno in sé ragioni evidenti da poterli persuadere a altrui.
- Però gli uomini savi, che vogliono forre questa difficultà, ricorrono a Dio. Così fece Licurgo, così Solone, così molti altri che hanno avuto il medesimo fine di loro. E come la osservanza del culto divino è cagione della grandezza delle republiche, così il dispregio di quello è cagione della rovina d’esse. Perché, dove manca il timore di Dio, conviene o che quel regno rovini, o che sia sostenuto dal timore d’uno principe che sopperisca a’ difetti della religione.
- Colui che sarà nella guerra più vigilante a osservare i disegni del nimico e più durerà fatica ad esercitare il suo esercito, in minori pericoli incorrerà e più potrà sperare della vittoria.
- Quando si partono alcuni dalla parte nimica per venire a’ servizi tuoi, quando sieno fedeli vi sarà sempre grandi acquisti; perché le forze degli avversari più si minuiscono con la perdita di quegli che si fuggono, che di quegli che sono ammazzati, ancora che il nome de’ fuggitivi sia a’ nuovi amici sospetto, a’ vecchi odioso.
- Il disarmato ricco è premio del soldato povero.
- Meglio città guasta che perduta.
- E poiché la fortuna vuol fare ogni cosa, ella si vuole lasciarla fare, stare quieto e non le dare briga, e aspettar tempo che la lasci fare qualche cosa agl’huomini.
- È giusto credere e seguire la vita, solo la nostra vita.
- Avvezza i tuoi soldati a spregiare il vivere delicato e il vestire lussurioso.
- Sono tanto semplici li uomini e tanto obediscono alle necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare.