Frasi e aforismi di Alex Del Piero

frasi e aforismi di alex del pieroEcco una lista di frasi e aforismi di Alex Del Piero.

Alessandro Del Piero è da tutti gli appassionati di calcio (e non) considerato un campione dalla personalità eccezionale. Si è contraddistinto, oltre che per la sua bravura in ambito calcistico, per la sua umiltà, il suo essere disponibile sempre e con tutti, ma soprattutto per la sua professionalità. E’ considerato uno dei più grandi calciatori mai esistiti, idolo di grandi e piccoli, ha saputo conquistarsi la simpatia anche delle tifoserie avversarie alla Juventus, la squadra in cui è avvenuta e maturata principalmente la sua crescita sportiva. Di seguito vi proponiamo una raccolta delle frasi e citazioni più belle di Alex Del Piero, frasi che raccontano uno degli sport più amati dagli italiani dal punto di vista di un campione, le sue sensazioni prima, dopo e durante le sue vittorie, ma anche le sue sconfitte. Non ci resta che scoprire insieme la nostra rassegna di

Frasi e aforismi di Alex Del Piero

  • Un cavaliere non lascia mai una Signora.
  • Sono orgoglioso di essere juventino, di essere una “bandiera”, come mi definite spesso, ma in realtà io sono solo una piccola parte di una grande bandiera bianconera, che cresce col passare degli anni e se ognuno di voi guarda con attenzione ci trova scritto anche il proprio nome.
  • La maglia numero 10 della Juve deve essere indossata, non ritirata. E’ bello che tutti i bambini possano sognare di giocare con una maglia che in 113 anni è stata vestita da grandissimi campioni. La Juve c’è stata, c’è e ci sarà a prescindere da Alessandro Del Piero.
  • Seguo la Juventus, la serie A e naturalmente la Champions League. Non so quando potrei tornare allo Juventus Stadium, ora è una domanda che non mi pongo.
  • Aveva una grande capacità di giudicare perché era un profondo conoscitore del mondo del calcio e non parlava mai a caso. (Su Gianni Agnelli)
  • Oggi si pensa che una persona buona sia una persona fessa, invece la bontà è fondamentale.
  • Essere un modello per tanti bambini è una responsabilità. Ne sono fiero, e so di maneggiare un materiale delicato. Perciò provo a mordermi la lingua qualche volta e mantenere il controllo: lo stress offusca la mente.
  • Al mio passato a Torino, ogni giorno, penso tanto e poco: tanto perché 19 anni non si scordano facilmente, poco perché qui l’ambiente ti porta a concentrarti sul presente, sul momento. Rimango un tifoso bianconero, non vedo come potrebbe essere diversamente, ma ormai la Juventus è il passato.
  • Credo che uno dei grandi privilegi di chi fa questo mestiere sia dare felicità alla gente e lui [Maradona] certamente rappresenta meglio di tutti questo concetto.
  • Una delle cose più belle dei giochi è proprio scoprirsi appassionati delle discipline più disparate, tifando da casa per un nostro atleta… e allora “più veloci! più in alto! più forte!”. Forza azzurri.
  • Non mi sveglierò mai da questo sogno, perché è vero, è tutto vero: sono diventato campione del mondo, gioco in serie B con la mia squadra, con il mio 10 sulla schiena.
  • Sono come la Juve: non pongo limiti nemmeno a me stesso.
  • Da bambino spesso giocavo da solo: serve tanta immaginazione. Ero un campione della Juve, passavo la palla a Cabrini, a Tardelli, a Scirea, duettavo con Platini.
  • David è uno degli attaccanti più forti che abbia mai visto, ha una capacità di coordinarsi straordinaria, sa colpire in qualunque modo pur di fare gol.
  • Sono fiero di mio padre che si spaccò la schiena come elettricista, e di mia madre che avrà lavato per terra in tutte le case di Conegliano. Sono strafelice di avere avuto quell’infanzia, dove i desideri erano in rapporto alle possibilità, mai di più. E quando cominciava a venire il bel tempo, come adesso, si usciva nei prati, si faceva la casetta sull’albero, si rubavano le ciliegie e le pannocchie, c’era sempre il benedetto pallone. Bellissimo.
  • Chi conosce la Juventus sa che dopo che si è vinto, bisogna rivincere. E rivincere ancora.
  • Il calcio latino è anche il mio calcio.
  • Non mi sveglierò mai da questo sogno perché è vero, è tutto vero: sono diventato campione del mondo, gioco in serie B con la mia squadra, con il mio 10 sulla schiena.
  • Sono orgoglioso delle pagine importanti che ho scritto nella nostra grande storia. La Juve è sempre stata un meraviglioso dipinto, e un meraviglioso dipinto ha bisogno di una cornice meravigliosa come questa.
  • Le magliette tutte identiche vogliono dire squadra.
  • E’ incredibile come tutto quello che mi accada quando indosso questa maglia riesca sempre a sorprendermi e ad essere così speciale.
  • La Juve è casa mia. Così come lo è Torino, tutte e due parte di un processo graduale e inesorabile che mi ha portato a sentirmi figlio di entrambe. Il legame con la Juve, però, è antecedente a quello con la mia città, e sconfina in quel territorio mitico dell’infanzia, da bambino perennemente attaccato al pallone quale ero. Con questa squadra ho vinto tutto, assaporando la sensazione di tornare a Torino con la coppa più ambita in mano, e ho perso tutto, magari all’ultimo minuto, all’ultimo rigore, con in bocca l’amaro di aver lavorato, lottato, sudato un anno intero per niente… momenti di gioia incredibile, in cui ti senti sul tetto del mondo, ma anche momenti di scoraggiamento, di delusioni bruciate, di incredulità.
  • Nella gente c’è riconoscenza per chi gioca fino all’ultimo minuto con la stessa maglia, come Totti e Maldini, e questi campioni possono anche educare la gente ad un calcio migliore.
  • I soldi risolvono un bel po’ di problemi pratici, però conosco un sacco di ricchi tristi, anche nel calcio e non è retorica: è la verità. In questo mondo c’è solitudine, a volte depressione. Siamo persone con dei sentimenti, persone anche fragili. Vedo gente che ha doni e li spreca, e si butta via.
  • Purtroppo non ho potuto conoscere Scirea come persona, ma solo come tifoso. L’ho visto sollevare la Coppa del Mondo e anche per questo era un mio mito. In questi anni ho cercato spesso di imitarlo e sono onorato che qualcuno mi paragoni a lui.
  • Qui [in Australia] mi sveglio presto, ma ero abituato così anche con l’Avvocato a Torino. L’impatto con questa nuova vita è stato molto positivo: Sydney è una città bellissima e affascinante, anche se ho ancora tanto da scoprire. Si vive bene, poi alzarsi la mattina con il mare di fronte è fantastico.
  • Il talento cresce, migliora, va protetto e non invecchia. Maradona lo avrà per sempre: se tirasse una punizione, anche ad ottant’anni metterà la palla all’incrocio. Siamo noi a invecchiare, il nostro corpo, non la classe. Il talento è pulizia del movimento, è il concetto zen per cui il miglior tiro con l’arco sorprende per primo il tiratore. Il talento è animale, non razionale. Il colpo giusto, quello che manderà la palla in gol, lo senti dentro di te appena l’hai scoccato: se si potesse fare un fermo immaginare di una mia punizione, saprei dire con esattezza dove andrà a finire la palla. E’ come per il surfista, quando entra nel punto migliore dell’onda: ce ne sono altri, ma soltanto uno è quello giusto, il punto perfetto.
  • Da quando gioco tutti gli scudetti che ho visto vincere sono stati meritati. Sia i nostri che quelli delle altre squadre.
  • Giocare a San Siro è un privilegio ed un onore.
  • Ci tengo a sottolineare che il legame per la maglia e per i tifosi per me non è quantificabile. Ho firmato il mio primo contratto con la Juventus in bianco, firmerò anche quello che sarà l’ultimo della mia carriera con questa maglia in bianco.