Citazioni e frasi di Eduardo Galeano
E’ notizia di qualche giorno fa.
Il mondo è meno triste, perché qualche giorno fa se n’è andato il cantore uruguayano Eduardo Galeano.
Una vita che, a raccontarla in un romanzo, si verrebbe tacciati di aver “caricato” troppo il personaggio.
Eppure Galeano era così: passionale, eccessivo e sempre dalla parte sbagliata o giusta, a seconda di gusti e idee.
Eduardo Galeano era sempre dalla parte dei vessati, dei poveri.
Degli ultimi.
E poi il mondo perde qualcuno che era riuscito a portare il racconto e l’epica sportiva in un’altra dimensione: quella della letteratura.
Il consiglio è il solito. Memorizzate e condividete su Facebook, Twitter e altri social le citazioni e frasi di Eduardo Galeano. Nel mentre, ecco a voi le nostre
Citazioni e frasi di Eduardo Galeano
- Un giornalista chiese alla teologa tedesca Dorothee Solle: “Come spiegherebbe a un bambino che cosa è la felicità?”. “Non glielo spiegherei” rispose. “Gli darei un pallone per farlo giocare”.
- Il calcio ha le sue ragioni misteriose che la ragione non conosce.
- L’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l’utopia? A questo: serve per continuare a camminare.
- La mia regola è usare soltanto parole che migliorino il silenzio.
- RICORDARE: Dal latino re-cordis, ripassare dalle parti del cuore
- Siamo tutti mortali fino al primo bacio e al secondo bicchiere di vino.
- La storia del calcio è un triste viaggio dal piacere al dovere. A mano a mano che lo sport si è fatto industria, è andato perdendo la bellezza che nasce dall’allegria di giocare per giocare.
- Come tutti gli uruguagi, avrei voluto essere un calciatore. Giocavo benissimo, ero un fenomeno, ma soltanto di notte, mentre dormivo; durante il giorno ero il peggior scarpone che sia comparso nei campetti del mio paese
- Oggi, il calcio professionistico condanna ciò che è inutile, ed è inutile ciò che non rende.
- Più che mangiare, siamo mangiati dal cibo che ci impongono
- Quando il buon calcio si manifesta, rendo grazie per il miracolo e non mi importa un fico secco di quale sia il club o il paese che me lo offre
- Il gol, anche se è un golletto, risulta sempre un goooooooooooool nella gola dei radiocronisti, un “do di petto” capace di lasciare Caruso muto per sempre, e la folla delira, e lo stadio dimentica di essere di cemento e si stacca dalla terra librandosi nell’aria
- La carità è umiliante perché viene esercitata in senso verticale e dove capita; la solidarietà è orizzontale e comporta il rispetto reciproco.
- Buona salute? Cattiva salute? Tutto dipende dal punto di vista. Dal punto di vista della grande industria farmaceutica, la cattiva salute è molto salutare.
- Il mondo è fatto così: un mucchio di gente, un mare di fuocherelli
- I giorni e i mesi sono viaggiatori dell’eternità. Così passano gli anni. Viaggiano ogni minuto dei loro giorni coloro che navigano nel mare o cavalcano la terra, finché non soccombono sotto il peso del tempo. Molti vecchi muoiono durante il viaggio. Solo io ho ceduto alla tentazione delle nuvole, le vagabonde del cielo
- Ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo di calcio.
- Nel mondo gli affamati sono tanti quanto i grassi. Gli affamati mangiano spazzatura nelle discariche; i grassi mangiano spazzatura da McDonald’s.
- Lo sviluppo è un viaggio con molti più naufraghi che naviganti.
- Sarti; Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi; Jair, Mazzola, Milani (Peiró, Domenghini), Suárez, Corso. Allenatore: Herrera.» Quale altra formazione, a distanza di tanti lustri, è impressa più di questa nella memoria di ogni tifoso, anche non nerazzurro?
- Veniamo da un uovo più piccolo di una testa di spillo, e viviamo su una pietra che gira intorno a una stella nana e che, contro questa stella, prima o poi, si scontrerà. Tuttavia, siamo stati fatti di luce, oltre che di carbonio, ossigeno, merda, morte e altre cose e, in fin dei conti, siamo qui da quando la bellezza dell’universo ha avuto bisogno di essere vista da qualcuno
- Molti perdono il lavoro, e molti perdono, lavorando, la vita.
- Ogni persona brilla con luce propria fra le altre. Non ci sono due fuochi uguali, ci sono fuochi grandi, fuochi piccoli e fuochi di ogni colore. Ci sono persone di un fuoco sereno, che non sente neanche il vento e persone di un fuoco pazzesco, che riempie l’aria di scintille. Alcuni fuochi, fuochi sciocchi, né illuminano né bruciano, ma altri si infiammano con tanta forza che non si può guardarli senza esserne colpiti, e chi si avvicina si accende.
- Le donne? Una razza inferiore, come i negri, i poveri e i pazzi. Incapaci di libertà, come i bambini. Destinate a piangere, a gridare, a sparlare del prossimo e a cambiare opinione e pettinatura ogni giorno. A letto e in cucina talvolta danno piacere. Al di fuori di questo, causano solo dispiaceri
- Penso che la grande tragedia del secolo scorso sia stata il divorzio tra libertà e giustizia. Una parte del mondo ha sacrificato la libertà in nome della giustizia, e l’altra parte ha fatto l’opposto. La migliore eredità di Rosa sta nell’idea che libertà e giustizia siano due fratelli siamesi. Ricucire quel legame rappresenta la grande sfida di questo nuovo secolo
- La giustizia e la libertà si odieranno fra loro in eterno
- Il colombiano Carlos Valderrama ha i piedi storti, e la stortura gli serve per nascondere meglio il pallone
- Il torturato tortura i sogni del suo carnefice
- Sul muro di un locale di Madrid c’è un cartello che dice: È PROIBITO IL CANTO FLAMENCO. Sul muro dell’aeroporto di Rio de Janeiro c’è un cartello che dice: È PROIBITO GIOCARE CON I CARRELLI PORTAVALIGIE. Il che vuol dire che c’è ancora gente che canta e c’è ancora gente che gioca.
- Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia? Serve proprio a questo: a camminare.
- Oriol Valls, che si occupa dei neonati in un ospedale di Barcellona, dice che il primo gesto umano è l’abbraccio. Dopo essere venuti al mondo, al principio dei loro giorni, i bebè agitano le mani, come per cercare qualcuno. Altri medici, che si occupano di quelli che hanno già vissuto, dicono che i vecchi, alla fine dei loro giorni, muoiono cercando di alzare le braccia.
Ed è così, per quanto si voglia rigirare, e per quanto se ne parli.
A questa cosa, così semplice, si riduce tutto: tra due batter d’ali, senza altre spiegazioni, trascorre il viaggio. - Le storie si raccontano di notte, perché di notte il sacro è reale, e chi sa raccontare racconta sapendo che il nome è quella cosa che il nome nomina
- Il tempo rende gemelli gli amanti.